Dopo una crescita straordinaria registrata nell’anno Covid, nel 2021 il mercato americano – lato off-premise – ha tirato il fiato, registrando un fisiologico calo sia a volume (-10%, a 16 milioni di ettolitri tra vino fermo e spumante), sia a valore, con un venduto pari a 18,6 miliardi di dollari, equivalenti a una decrescita del 5%.
Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio del Vino UIV-Vinitaly su dati Nielsen US, anche i vini italiani sono andati in scia a questa tendenza, ma grazie alle performance della spumantistica i cali risultano meno accentuati rispetto al totale mercato: -3% sul lato valore (2 miliardi di US$) e -6% sul fronte volume a 1,4 milioni di ettolitri.
Il mercato resta comunque saldamente sopra i valori registrati prima dello scoppio della pandemia: a livello di spesa, sempre vini e spumanti cumulati, le variazioni 2021/19 sono positive sia per il totale mercato (+11%), sia per lo spaccato vini italiani (+23%), mentre sui volumi i vini tricolori (+15%) sovraperformano il mercato, ritornato esattamente allo stesso quantitativo venduto nel 2019: fattore questo dovuto alla decrescita dei vini fermi (-1%) compensata solo minimamente dal +20% della spumantistica, la cui incidenza sul totale è molto più bassa rispetto alla composizione delle vendite italiane.
Nel dettaglio, le performance italiane sono di crescita sia sul lato vini fermi (+10%), sia, e in maniera strabordante, sul lato spumante, con il solo Prosecco attestato a +40% (Prosecco che come vedremo più avanti è riuscito nell’impresa di crescere anche rispetto al 2020).
Andando ad analizzare i dettagli delle varie tipologie, e fermandoci sul fattore valore, i vini fermi italiani presentano tassi di crescita sul 2019 ampiamente superiori al totale mercato: 10 punti di differenziale, a +18%, con andamento migliore per la componente rossi (+24% contro +11% dei bianchi).
Tra i big italiani, Pinot grigio a 554 milioni di US$, +8% (dal -5% del 2021/20) e Chianti/Chianti Classico a +6% (115 milioni), dal -10% del 2020/21. Performance in qualche modo meno positive rispetto ai rosati francesi (310 milioni, attorno a +20% sul pre-Covid) e soprattutto ai Sauvignon Blanc neozelandesi, che oltre a perdere pochissimo rispetto al 2020 (-2%), cumulano un +24% sul 2019, a 608 milioni di US$.
Grazie a queste performance, i bianchi oceanici confermano il superamento del Pinot grigio italiano a valore attuato nel 2020, con un divario che si è allargato di quasi il 50%.
Un superamento operato non solo in California, dove tra l'altro il Pinot grigio italiano è in competizione con il prodotto locale, ma anche in Illinois. Preoccupante è l'avvicinamento progressivo operato dai neozelandesi sul mercato della Florida, che per il Pinot grigio italiano rappresenta il 15% del totale, e sull'altro bacino di fondamentale importanza per il bianco italiano, ovvero New York, che per il PG vale un altro 15%, anche se ancora le progressioni vanno a ritmo più blando rispetto alla Florida.
La disamina per Stati acuisce il divario che separa i nostri vini da quelli esteri, con il picco della Florida, dove al +12% del Pinot grigio italiano rispondono francesi e neozelandesi con crescite rispettivamente di +40% e +30%. Tassi addirittura negativi per Pinot grigio e soprattutto Chianti si registrano in Illinois.
Per ritrovare crescite a doppia cifra è necessario guardare la spumantistica italiana, che è stata capace di crescere non solo sul 2019 ma anche sull’anno record del 2020: +10% valore per il Prosecco (520 milioni di dollari) e +2% per l’Asti spumante (47 milioni), tassi che ribaltati sul 2019 portano le bollicine piemontesi a +16% e quelle veneto-friulane addirittura a +44%, di fatto trainando le performance di tutto il mercato, di cui costituiscono oltre il 20%.
La crescita monstre del Prosecco sul mercato retail statunitense ha portato quasi ad azzerare il divario esistente con il Pinot grigio italiano, mangiandone via il 30% nel solo 2021.
Dettagliando per Stati, imponente la crescita registrata dal Prosecco in Florida (+51% di valore), seguita da New York (40%, Stato dove i margini di crescita sono ancora molto ampi), e poi superiore a +30% in California e Illinois, mentre l’Asti performa molto bene nella West Coast e in Florida, impiantandosi invece nella Grande Mela.
Intanto inquadriamo il peso del vino italiano sul totale delle vendite nel settore off-premise Usa: a livello di vini fermi, sul totale venduto l’Italia vale il 9% a valore e il 7% volume, con punte di eccellenza a New York, dove si arriva addirittura al 17%.
Sul Prosecco, le quote sul totale sparkling sono ovviamente più alte, con media generale attestata al 23% e picchi in Illinois e New York.
La ripartizione per tipologie vede metà del valore generato da Prosecco e Pinot grigio, con picchi del 62% in Florida e del 60% a New York. In California il peso maggiore per i vini rossi (al 40%), mentre altri bianchi e rosati si attestano tra 13-14%.
La quota dello spumante sul totale delle vendite italiane è attorno ormai al 30%, con solo New York più bassa, al 20%.
A livello colore, prevalenza generale dei bianchi (49%), con Stati bianchisti New York e Florida (60%), mentre la California si dimostra più rossista (60%), con tra l’altro la quota più alta per i rosati italiani, al 7%.
Dei nostri prodotti bandiera, il Chianti-Chianti Classico rappresenta mediamente il 16% delle vendite di vini rossi, con punte del 30% a New York, mentre il valore generato dal Pinot grigio lo rende quasi monopolista ovunque, con totale mercato al 77% e punte superiori all’80% in Florida e New York.
Vediamo ora quando pesano questi quattro Stati sul totale italiano: per i vini fermi, siamo attorno a un terzo, con prevalenza di New York e Florida che insieme fanno il 24% del totale. La California è all’8%, contro media generale del mercato dell’11%, mentre New York per l’Italia vale esattamente il doppio rispetto alla media mercato, dimostrando ancora di più la straordinaria importanza di questa città-Stato per il nostro vino.
A livello di colori, i bianchi italiani – seguendo ovviamente il Pinot grigio - vedono il 30% delle vendite concentrate sulla East Coast, mentre per i rossi si amplia il peso della California, al 10%, 4 punti più pesante che non per i bianchi.
Dettagliando per prodotti, il Chianti fa il 7% delle vendite in California e il 18% a New York: a confronto, i rosé di Provenza invece vedono incidenza doppia in California (fattore confermato anche per i piccoli rosati italiani, al 16%), e più leggera a New York (12%).
Andando a vedere il Pinot grigio e mettendolo in correlazione con il Sauvignon Blanc neozelandese, troviamo una incidenza quasi doppia della California per quest’ultimo, pesi che si ribaltano quando si va a guardare la Grande Mela. La Florida incide bene o male per lo stesso valore, mentre l’Illinois per ora dà più soddisfazione ai neozelandesi, che vi vendono circa il 4% del totale, quota doppia rispetto al Pinot grigio.
A confronto invece con il Prosecco, eclatante è la differenza di importanza di New York per il bianco fermo, mentre per le bollicine, pur essendo come abbiamo visto in precedenza un prodotto assolutamente presente nei liquor store, l’importanza relativa dello Stato è ancora piccola, attorno all’8%. Pesi equivalenti in Florida e Illinois, mentre è doppia l’incidenza della California per il Prosecco, attorno al 10%. Il resto dei 2/3 circa dei prodotti è venduto negli altri Stati. Per incisolo, solo l’Asti ha una quota di questi quattro Stati (28%) più bassa rispetto sia al Prosecco (al 35%), sia rispetto al totale sparkling (37%).